La brutta storia di Puff Daddy e company. Il processo a maggio 2025

Sean Combs (55 anni)

Per approfondire la vicenda di P. Diddy, Puff Daddy, Diddy o Daddy, devo capire innanzitutto come si chiama. Mi dicono che il nome d’arte è Puff Daddy e P. Diddy ma anche Puffy, forse prima era solamente Diddy poi solamente Puffy fino ad arrivare all’immancabile Love o Brother Love e soprattutto Sean, Sean Combs, il suo vero nome, lo chiamerò quindi così, Sean Combs.

I genitori. Cinquantacinque anni, nato ad Harlem da Janice, modella e assistente scolastica, e Melvin, sodale e amico del boss Frank Lucas, ispiratore del film di Ridley Scott “American gangster”. Papá Melvin lascia la vita terrena a trentatré anni, gli sparano un colpo in testa durante uno scambio di eroina. Era il 1972 e Sean aveva appena tre anni.

Il piccolo Sean. In certi ambienti si sa la vita non è facile così il piccolo Sean combatte. Cresce con la mamma, la sorella e la nonna. A 12 anni il trasferimento a Mount Vernon, sempre nello stato di New York ma lontano dai malfamati vicoli di Harlem dove però torna spesso per andare a trovare la nonna. Brilla alle scuole superiori distinguendosi anche nello sport, nel football americano.

Il patrimonio. Per i pochi che ancora non lo sanno Sean Combs è riconosciuto come una delle figure più importanti e influenti del mondo dell’intrattenimento. Patrimonio attuale: un miliardo di dollari.

La Uptown Records. Quando Sean lascia l’università di Howard, dove ha iniziato ad amare la musica e a stringere amicizie importanti, si impegna come stagista con un’etichetta discografica di genere hip-hop e R&B, la Uptown Records.

Inizia la scalata.

Il ragazzo ha talento e intuito. Tanto intuito, l’intuito dei migliori e in effetti lo sta diventando, il migliore, soprattutto nel produrre artisti competenti e vicini alla massa. La sua idea è portare la cultura di strada nel mondo e tutto questo si traduce in R&B e hip-hop e perché no contaminazioni di musica elettronica.

Il licenziamento. Ci sa fare Sean ma nel 1993 la Uptown lo licenzia. Tra lui e l’amministratore delegato non c’è partita allora Sean fonda una sua etichetta, la Bad Boy Records e va tutto a gonfie vele. Lui e Christopher Wallace, in arte Notorius BIG, volano sulle ali della celebrità. Nel ’97 Sean pubblica il suo primo album, No Way Out, nome d’arte: Puff Daddy. Tutto alla grande.

Successi non solo musicali. Canzoni, collaborazioni con grandi artisti, album di successo, si arriva al 21° secolo. In mezzo ci sono tante iniziative, da un marchio di abbigliamento, alla collaborazione con la vodka Ciroc, alla televisione e i film. Media, moda, alcolici. E interessi immobiliari.

Il più ricco di tutti. Nel 2016 la rivista Forbes lo definisce il rapper più ricco dell’anno con un patrimonio di circa 800 milioni di dollari. Guadagni che gli permettono una vita da favola, favola che accompagna con iniziative sociali a carattere educativo e di beneficenza.

Iniziano i guai. Ci sono però dei problemi. E già perché Sean non si rivela una personcina a modo, sporca la sua fedina penale coinvolto in episodi criminali, si avvale di collaboratori fidati ambigui e attira e distribuisce tante rogne. Tuttavia ama la famiglia, allargata, variegata, a modo suo.

Vita privata. È padre di sette figli. Christian, Jessie e D'Lila avuti con la modella e attrice Kim Porter già madre di Quinsin poi adottato da Diddy. Justin nasce dalla relazione con la stilista Misa Hilton, Chance con Sarah Chapman, mentre il più giovane Love lo ha avuto con Dana Tran.

Sean Combs con i figli

Le relazioni di Sean. Da queste note familiari si comprende come il nostro Sean ami la famiglia ma detesti la continuità coniugale. E non si concede solo alle madri dei suoi figli ma si dice abbia avuto strette frequentazioni con Jennifer Lopez, Naomi Campbell che però non conferma ne smentisce, un flirt con Cameron Diaz, una relazione più o meno ufficiale con una rapper americana Yung Miami e altre donne soprattutto Cassandra Ventura, la cantante americana che appesantirà la già ricca fedina penale di Combs dando il via ai procedimenti penali di stretta attualità, ma ci arriveremo tra poco intanto ricordate questo nome: Cassandra Ventura.

Precedenti penali - Le prime controversie e i veri e propri procedimenti penali e amministrativi piombano su Sean Combs nel 1991. Una tragedia. Un evento di basket e musica. Cinquemila persone, finisce con nove morti e una trentina di feriti. La palestra poteva contenere solo la metà delle persone e la sicurezza risulterà inadeguata. Sean era uno degli organizzatori tuttavia riesce a risolvere le cause legali privatamente.

Le faide criminali dei rapper - Poi entriamo nelle ampie zone d’ombra della guerra tra rapper e delle loro case discografiche, East Coast contro West Coast. Faide che hanno provocato dal 1995 morti e feriti, dall'omicidio di Tupac Shakur (1996) a quello di Notorious BIG (1997), ma anche sparatorie che passano dalle vie legali dalle quali Combs ne uscirà spesso assolto nonostante le testimonianze a suo sfavore (1999).

Le minacce all’allenatore - Negli anni è stato protagonista di varie aggressioni anche a causa dell’abuso di alcol con risvolti giudiziari brillantemente autogestiti. Come le minacce - nel 2015 - con tanto di kettlebell (un peso da palestra) all’allenatore della squadra di basket del figlio. Anche qui accuse ritirate.

La denuncia di una ex - Arriva poi la denuncia di una ex, Gina Huynh. La relazione tra loro è durata cinque anni. Nel 2019 dichiara di aver ricevuto un calcio in pancia e un pugno in testa e parla di abusi mentali, emotivi e fisici. “Mi paragonava di continuo a Cassie, diceva che ero quella cattiva, mentre lei quella buona” sostiene Gina e il riferimento è ovviamente a Cassandra Ventura, ricordate? Bene.

Cassandra Ventura - Se nel 2015 Cassie accennava su Instagram all’infedeltà del suo Sean, per poi riavvicinarsi nel 2016 e rompere definitivamente due anni dopo, il 16 novembre del 2023 lanciava accuse gravi e circostanziate. Il suo ex l’avrebbe violentata e costretta a fare sesso con più persone. Lui dice che non è vero, lei dice che, mentre era costretta a fare sesso, lui guardava. Lui dice che lei prima di denunciarlo gli aveva chiesto trenta milioni di dollari, lei ribadisce di essere stata più volte abusata nei dieci anni della loro relazione. Alla fine si sono accordati, privatamente e senza fornire ulteriori dettagli.

Cassandra Ventura (38 anni)

Altre denunce - Pochi giorni dopo un’ex studentessa della Syracuse University, Joi Dickerson-Neal, avanza una causa contro il rapper ricordando che nel 1991 fu filmata anche lei mentre veniva abusata dopo essere stata drogata. E subito dopo anche un’altra persona denuncia di aver subito, insieme a una sua amica, uno stupro nel 1990 o nel 1991 non ricorda e fa il nome di Sean e di un altro rapper Aaron Hall.  Ma saranno tante le denunce nei confronti di Combs, violenze commesse dagli anni novanta in poi.

Da Detroit a New York in aereo e ritorno - Un’altra persona, al momento anonima, sarebbe stata violentata nel 2003 quando era ancora minorenne, 17 anni. La denuncia è per Puff Daddy e anche in questo caso c’è il coinvolgimento di altre persone, una è Harve Pierre, l’ex presidente dell’etichetta di Puff, la Bad Boy e un’altra è un uomo non identificato. L’anonima dichiara di essere stata trasportata su un jet privato da Detroit nel New Jersey per arrivare a Manhattan in uno studio di Combs, qui sarebbe stata drogata per poi essere abusata in bagno e riportata in aeroporto e a Detroit.

La lettera di Tiffany Red - Ad aggravare la posizione di Combs anche la cantautrice Tiffany Red, vincitrice di un Grammy che scrive una lettera pubblica per rinforzare le accuse di Cassie: “mi ha detto (Cassie) che le ha fatto fare un freak off” che sta a significare che Sean l’aveva costretta a fare sesso con altri uomini”. Non solo, Tiffany conferma di averlo visto trattar male Cassie offendendola ripetutamente.

La denuncia di un uomo - Chiaramente tutto questo si ripercuote nella vita pubblica di Combs, arrivano le disdette dei contratti con le sue società e si vede costretto a dimettersi da alcune cariche. Arriva anche l’ennesima denuncia, questa volta però è di un maschio, il produttore Rodney “Lil Rod” Jones. Sostiene di aver subito abusi durante la lavorazione del disco Love Album ma sostiene anche che il figlio di Combs procurava ragazze minorenni per feste a base di alcol e droga. E lui stesso dice di essere stato drogato a sua insaputa e di essersi risvegliato nudo, a letto, con delle prostitute, e con Sean accanto che lo avrebbe minacciato con una pistola. E così alla fine di febbraio 2024 il nostro Sean viene nuovamente citato in giudizio per trenta milioni di dollari.

Rodney “Lil Rod” Jones (56 anni)

Il blitz - Un mese dopo le forze dell’ordine fanno due blitz contemporanei nelle case di Combs a Los Angeles e a Miami con un imponente dispiegamento di agenti. L’accusa è di traffico sessuale ma ciò che colpirà di più l’opinione pubblica mondiale sarà ancora una volta lei, Cassandra Ventura.

Il video dell’aggressione - A metà maggio infatti viene pubblicato un video del 2016 in cui Sean insegue e aggredisce Cassie nel corridoio di un hotel. Si vede chiaramente che lui, vestito solo di un asciugamano bianco e calzini colorati, le rifila un pugno facendola cadere e sferrandole un calcio. Qualcuno dice che per il video ripreso dal sistema di sorveglianza Sean fosse disposto a pagare una cifra molto elevata all’albergo ma evidentemente questa volta i soldi non sono serviti.

Cassie era in quell’albergo perché poco prima, sostiene, era stata costretta a fare sesso con altri uomini mentre Sean, indovinate? Guardava.

L’arresto - Nel mondo ormai si parla solo di Puff Daddy e il 16 settembre scattano le manette, Sean Combs viene arrestato. Tra le accuse anche favoreggiamento della prostituzione e traffico sessuale. E si viene a sapere che durante le famose feste nella villa di Daddy, i White Party, avvenivano cose strane.

I White party - A questi raduni sfarzosi, che duravano anche giorni, partecipavano grandi star internazionali, tutti vestiti di bianco. Si fanno i nomi di Paris Hilton, Aston Kutcher, Leonardo Di Caprio, Justine Bieber, Khloe Kardashian, Jennifer Lopez, Travis Scott, Demi Moore, Lindsay Loan, sulla rete girano liste di decine e decine di nomi noti ma si sa, di questi tempi, bisogna fare attenzione alle fake news.

Feste vietate ai bambini - In realtà i White Party a una certa ora si trasformavano in qualcos’altro come diceva lo stesso Sean: “"Vi abbiamo dato da mangiare, vi abbiamo dato da bere, ora è il momento di godervi la vita. I bambini hanno ancora un’ora, questa cosa poi si trasforma in qualcosa che, quando sarete più grandi, è qualcosa a cui vorrete tutti venire. Quindi iniziamo a divertirci, mettiamo via i bambini”, e olè. Noi si andava a letto dopo Carosello, loro dopo il primo tempo dei White Party.

Justin Bieber - A proposito di bambini, Sean Combs ormai famoso conosce Justin Bieber agli inizi della sua carriera. In rete ci sono i video che ritraggono Justin adolescente a casa di Sean che dice: “Quello che faremo (nelle prossime 48 ore) non potrà essere divulgato ma è il sogno di ogni 15enne”. Quando Bieber diventa uno dei cantanti più celebri del mondo c’è un altro incontro testimoniato dalle telecamere. Justin è più freddo mentre Sean si lamenta che Justin ora che è famoso non lo cerca più.

Combs insieme a Justin Bieber

Altro video, del 2021. Sean, nel salutare Justin, gli sussurra qualcosa e sembra controllarlo che non abbia un microfono nascosto. Due anni dopo nasce una collaborazione musicale tra i due inserita in The Love Album: Off The Grid. Dall’arresto di Combs, Justin Bieber si è detto molto turbato e si è chiuso in sé stesso.

I freak off - Tornando ai White Party, quando i bambini dunque se ne andavano, le feste diventavano freak off ovvero ammucchiate, orge con donne e uomini che subivano abusi sessuali con l’ausilio di droghe, alcol e flebo, sì flebo, per idratare le vittime e continuare gli stupri.

Gli inquirenti sarebbero in possesso di alcuni video espliciti girati da Sean che era solito riprendere quelle situazioni, un po’ per guardarli e masturbarsi e un po’ per ricattare le vittime e garantirsi il silenzio. Tra l’altro il rapper Rodney “Lil Rod” Jones, dice che Combs era solito realizzare video con celebrità e politici a loro insaputa utilizzando telecamere nascoste. Inoltre la polizia ha sequestrate nella casa di Combs centinaia di bottiglie di olio Johnson Baby e lubrificanti. Dell’uso che ne può aver fatto ognuno si lanci in ipotesi bislacche.

50 Cent: “aria negativa” - Secondo alcune testimonianze gli ospiti avevano diversi livelli di accesso nella villa. Alcuni se ne andavano dopo i bagordi, leciti o illeciti, ma non violenti mentre una stretta cerchia di conoscenti restava anche per giorni. “C’è solo energia negativa intorno a certe cose” dice oggi il rapper 50 Cent che non ha mai voluto partecipare ai White Party e che a breve uscirà con una docuserie su questo caso.

I partecipanti ai party - La lista dei partecipanti (famosi e non) è lunga, ma sia chiaro, aver partecipato ai White Party di Combs non vuol dire aver partecipato, assistito o subito abusi. Certo è che però tutto questo danneggia un aspetto fondamentale dei personaggi pubblici: l’immagine. Intanto ogni settimana esce una nuova denuncia, fatti accaduti dagli anni novanta ai giorni nostri.

Il processo - Combs è attualmente detenuto al Metropolitan Detention Center di Brooklyn. Dicono che non se la passa bene e che ha paura di essere avvelenato. Il processo inizierà il 5 maggio con l’espletamento delle varie fasi burocratiche. Oltre alle accuse già citate gli viene imputata anche l’associazione a delinquere infatti sono in tanti a tremare. Di tremila segnalazioni di persone vittime di Combs, un avvocato, Tony Buzbee, ne rappresenterà 120. I casi in questione sono stati denunciati da uomini e donne che all’epoca dei presunti abusi avevano tra i nove e i 38 anni.

Le cauzioni respinte - Sean respinge le accuse e dice di voler andare fino in fondo per dimostrare la sua innocenza. Si era detto disposto a pagare una cauzione da 50 mila dollari ma la richiesta è stata respinta quindi dovrà restare in carcere almeno fino all’inizio del processo. A dire no alla cauzione è stato il giudice Andrew Carter che però a inizio ottobre è stato sostituito per problemi con l’avvocato difensore di Combs; al suo posto adesso c’è il giudice Arun Subramanian. Anche questo giudice ha negato un’altra richiesta di cauzione presentata dai legali di Combs.

L’omicidio di Tupac Shakur - Intanto la famiglia di Tupac Shakur ha ingaggiato un famoso avvocato, Alex Spiro, per indagare su eventuali collegamenti tra Sean Combs e l’omicidio del rapper Tupac. Nel 2023 per l’omicidio era stato arrestato Duane Keith Davis (“Keffe D.”) membro della banda dei Compton Crips. Ha rivelato che Sean gli aveva promesso un milione di dollari per far fuori Tupac.

Notorious BIG e Tupac Shakur

Core de mamma - Janice, la mamma di Sean, difende il figlio. “Non è il mostro che stanno dipingendo”, dice core de mamma. Aggiunge che sono tutte bugie e c’è qualcuno che vuole approfittare di questa situazione per soldi o per fama e su questo probabilmente ha ragione ma dire che sono tutte bugie lo trovo un tantinello esagerato, vabbè, core de mamma.

Doc, libri e tv - Negli States è già uscito un documentario sulla vicenda e altri sono in preparazione come quello del rapper 50 Cent. Il caso effettivamente è enorme  per la sua gravità. Questa infatti non è una vicenda criminale legata al solo Puff Daddy ma è la storia di una potente organizzazione criminale. Favori in cambio di potere, di soldi, di sesso. Il mondo di Hollywood, le major discografiche, forse anche politici, tutti al corrente di questa organizzazione con Sean Combs accentratore delle feste chiamate White Party organizzate con i suoi sodali, più o meno fedeli che accoglievano ospiti più o meno famosi, più o meno coinvolti, più o meno presenti durante le violenze. È molto probabile che adesso più di qualcuno stia tremando, non solo Sean Combs, sono tante le denunce, forse troppe, alcune false ma altre vere, forse la maggior parte. C’è quindi odor di vaso di Pandora che si sta per scoperchiare, chissà, staremo a vedere ma una cosa è certa: chi tace è complice.

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Omicidio al binario dieci